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La fauna e la flora

La fauna

Il Parco del Monviso, dove è si trova il Golf Saluzzo, le aree protette della pianura e le aree circostanti si estendono dai 3.841 metri s.l.m. della vetta del Monviso ed i circa 250 metri s.l.m. della pianura cuneese.

È facile immaginare che, in una tale estensione altimetrica si possono incontrare una gran varietà di habitat e si possono osservare numerose specie animali.

In alta montagna, dove le condizioni di vita sono più difficili, vivono gli animali più grandi del Parco. Pensiamo allo Stambecco, relitto dell’epoca glaciale quando occupava territori ben più ampi, mentre, a quote appena inferiori, dove c’è erba, si incontra la Marmotta, il Camoscio o l’Ermellino

Anche alcune specie di uccelli, farfalle ed altri Insetti, vivono solo un una ristrettissima porzione delle Alpi.

I boschi di montagna, come le laricete e le cembrete, ospitano Cervi e Caprioli.

Numerose sono le specie di uccelli, presenti anche al golf: il Picchio verde, l'Airone cenerino, il Falco, il Germano reale, il Fagiano e la Nocciolaia che presenta la più numerosa popolazione delle Alpi occidentali.

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In anni recenti, nel Parco, è anche possibile avvistare il Gipeto, che fu oggetto di un programma internazionale di reintroduzione. Il Lupo, invece, è ritornato spontaneamente sulle Alpi da quando, negli anni ’70, era sopravvissuto solamente nell’Appennino centrale. 

Nella pianura il Po e altri corsi d’acqua sono il rifugio di animali acquatici sempre più rari e minacciati come la Trota marmorata e la Lampreda. I relitti boschi di pianura a quercia e carpino, ospitano un’elevata biodiversità soprattutto in termini di fauna legata alla presenza di legno morto, ad esempio insetti come il Cervo Volante

Infine le aree di cava naturalizzate, ospitano importanti popolazioni di uccelli acquatici , rappresentando quindi un importante area di sosta durante la migrazione e lo svernamento.

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La flora

Il territorio protetto del Parco del Monviso è costituito da ampi settori di territorio alpino ma include anche importanti siti naturali nella pianura del fiume Po e di media valle.

Seguendo il corso del fiume dalla pianura alle sue sorgenti, possiamo incontrare un’ampia varietà di ambienti.

Tra i vari fattori ambientali, è la quota altitudinale quella che maggiormente condiziona la composizione floristica e la presenza delle specie vegetali.

In un simile contesto, non è difficile immaginare la ricchezza di specie e di ecosistemi tutelati dal Parco del Monviso: dal mitico “bosco planiziale” con Farnie e Carpini bianchi, ai dai boschi ripariali di pianura dominati da Salice bianco e Pioppo bianco, agli stagni dalla ricca flora acquatica, si passa poi ai greti montani popolati da salici arbustivi ed epilobi e ai boschi misti di latifoglie e alle faggete. Alle quote più elevate, le latifoglie lasciano poi il posto a boschi di conifere, tra le quali domina il larice ma con un importante presenza di Pino cembro, soprattutto in Val Varaita, dove si trova il bosco dell’Alevè, la cembreta più ampia dell’arco alpino e una delle più grandi d'Europa.

Alle quote più elevate, gli alberi cedono poi il passo alla vegetazione erbacea dei pascoli e dei versanti rocciosi, ed è qui che inizia lo spettacolo delle fioriture alpine.

Il Parco del Monviso ospita numerose specie, alcune delle quali di elevato interesse conservazionistico e tutelate dalle norme regionali.

Gli ambienti naturali in pianura le specie vegetali presenti sono spesso il risultato di disturbi e alterazioni operate dall’uomo. Anche la vegetazione spontanea risulta di conseguenza alterata: la presenza di specie esotiche introdotte dall’uomo e la forte riduzione degli habitat fa sì che le specie spontanee siamo circoscritte a luoghi marginali come le ristrette aree lungo le sponde fluviali o a luoghi in stato di abbandono. Solo in pochi e fortunati contesti si sono conservate caratteristiche di elevata naturalità che conservano ecosistemi ricchi e complessi. Uno di questi è il Querco-caripineto, il bosco elettivo per le aree di pianura che, in un ipotetico scenario di assenza dell’uomo, coprirebbe ininterrottamente tutta la pianura, creando un’immensa foresta: il Bosco Planiziale.
Le aree umide in pianura sono luoghi di grande interesse conservazionistico per la ricchezza di biodiversità che ospitano e per la presenza di specie uniche e sempre più minacciate. Fra le specie tipiche di questi luoghi ricordiamo il Giaggiolo di palude, la Tifa maggiore e Lindernia procumbens e alcune idrofite natanti come la Ninfea gialla, la lenticchia d’acqua e il ranuncolo acquatico, tipico delle risorgive e dei rii minori a lento scorrimento.
Lungo i corsi d’acqua si sviluppano formazioni vegetali caratteristiche. Si formano così i tipici boschi ripariali a salice bianco, accompagnati da pioppi e da numerose specie arbustive, rampicanti ed erbacee. In questi contesti abbondano purtroppo anche numerose specie esotiche invasive, frutto di immissioni da parte dell’uomo. Si tratta di piante dal potere fortemente invasivo e che occupano aree disturbate dalle attività umane o i greti e le sponde fluviali lasciate libere dalla vegetazione a seguito di un evento alluvionale. Esse entrano in competizione con le specie originarie e tendono nel tempo a sostituirle, generando ambienti banalizzati e spesso monospecifici.

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Al golf ospitamo le api

L’Apicoltura è l’antica arte di allevare api. Principalmente, esse vengono curate col fine di produrre miele, ma non solo. Le api svolgono un compito indispensabile per il nostro ecosistema. Sono loro ad impollinare i fiori e a permettere che la flora cresca rigogliosa e irradi di ossigeno la nostra atmosfera. Nonostante la loro duplice utilità, le api sono sempre più in pericolo e l’apicoltura cerca di porre rimedio alla riduzione delle aree verdi.

L’ape occidentale o europea è un membro della famiglia delle api ed è responsabile della biodiversità ecologicamente equilibrata e dei raccolti ad alto rendimento.

Un grande peso per le piccole e laboriose api, le quali impollinano l’80% delle nostre piante selvatiche e coltivate.

Solo il 20% del lavoro di impollinazione rimanente è svolto da farfalle, bombi e altri insetti.

Mentre le api si nutrono di nettare e polline, portano il polline da un fiore all’altro e assicurano così la riproduzione di numerose piante. Di conseguenza, l’impollinazione delle api ci assicura la produzione di una grande varietà di alimenti di origine vegetale.

Sono soprattutto le piante selvatiche e autoctone a servire come fonte di cibo per le nostre api. I fiori coltivati, per quanto belli possano essere, sono spesso di poca importanza per loro perché forniscono poco (a volte niente) nettare o polline.

Le monocolture diffuse nell’agricoltura e nella silvicoltura, l’uso di pesticidi chimici e di giardini e parchi sterili stanno rendendo sempre più difficile la sopravvivenza delle nostre api.

Secondo la citazione di Albert Einstein “Una volta che l’ape scompare dalla terra, l’uomo ha solo quattro anni di vita“.

Ecco perché l’apicoltura non è solo considerata come un semplice allevamento, ma come un vero e proprio patrimonio naturale per la nostra stessa salvaguardia.

Non è mai troppo presto per prendere coscienza dell’importanza delle api, dell’apicoltura e degli apicoltori.

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